In diretta dall'Asia

Parole, operai, scrittori

Nuove notizie sulla Cina vengono a galla anche sui media italiani. Il motivo dell’interesse è che si tratta di uno stabilimento Foxconn, che produce molti componenti per i nostri device elettronici, telefonini, iPad, iPhone: la nostra modernità 2.0.

Noto però che la maggior parte dei media (esempi diversi: Il Corriere, o un blog meno conosciuto ma attento come China Files) titolano nello stesso modo. Rissa. Rissa in fabbrica tra 2000 operai provenienti da province diverse, intervento di 5000 poliziotti, forse un morto, molti feriti. Come fossero scontri etnici.

La versione “rissa” è ovviamente divulgata dalle autorità (che spinge la versione scontri etnici)  mentre sui micro-blog e su Weibo (il Twitter locale autorizzato in Cina) si parla di forti tensioni tra gli operai e la dirigenza. Metodi di stampo militaresco, condizioni di lavoro pessime, nonostante i salari siano di fascia alta.

Come non ricordare certe cronache italiane dell’autunno caldo, fine anni Sessanta primi Settanta? Ogni sciopero, ogni rivendicazione di massa in fabbrica trovava una parte dei lavoratori – magari consistente - contraria, o comunque piu’ incline a conciliare, meno disponibile a uno scontro con i capiproduzione, con i manager, con la proprietà. In Italia allora, come in Cina adesso, scioperare significa rischiare il posto.

nako

Le fabbriche dell’Italia di quegli anni erano spazzate da cortei spontanei – si diceva: a gatto selvaggio, locuzione azzeccata, che rendeva bene l’idea (bella parola, insomma). E chi passava per i reparti in corteo letteralmente mandava fuori a calci nel sedere chi voleva restare attaccato alla linea di produzione. E spesso, molto spesso, i gatti selvaggi erano gli operai di recente immigrazione dal Sud Italia, piu’ incazzati dei piemontesi paciosi, magari abituati da decenni a subire senza protestare.

Ma tutte queste son parole italiane, parole di allora. E in Cina oggi? Ben: occhio al termine rissa. Forse questo è stato il tipico scontro tra scioperanti e crumiri che hanno fatto in secolo e mezzo di storia dell’Occidente industrializzato.

E poi: che i salari alla Foxconn possano essere anche piu alti della media non sposta la questione. Quando un operaio di linea si ribella non lo fa solo per qualche Yuan in più: lo fa per la fatica dei ritmi incalzanti, per gli orari di lavoro, qui in Cina davvero massacranti (altro che otto ore, o riduzione delle pause gabinetto tipo Fiat Pomigliano), per l’arroganza di capi, capetti e tempisti. Se è vero che di questi episodi ce ne sono piu’ di quindicimila l’anno, in Cina: ben, questa è la notizia. E la Cina blog, la Cina weibo, anche la Cina degli scrittori, sta cercando le parole giuste per raccontarla, per renderle il corpo che si merita, e non una immagine posticcia.

Pensierino da scrittore e editore: ma allora è vero, che il bello di questa Asia emergente è il modo in cui ci ripropone, industrializzandosi, temi del nostro passato, e a me il confronto pare stimolante: un po’ ci dà la sveglia, un po’ ci mette in condizione di… saperla già un po’ piu’ lunga di loro: che non ripetano errori che noi abbiamo tristemente sperimentato. Che non ripetano parole cassaforte, quelle che mettono sotto chiave il pensiero, l’argomentazione, lo sguardo fluido sulla realtà. Tipo la parola rivoluzione (ahi!)

Secondo pensierino: chi le racconterà’ queste storie? Mi vengono in mente certi racconti di Zhu Wen, o il memoir della mia amica Lijia Zhang, ma il presente dov’è? Cosa ne starà’ scrivendo sul suo blog Han Han? E Ai Weiwei? Non per fare il filologo: rissa, sciopero, conflitto, ribellione, rivoluzione: occhio, perche’ le parole contano. Sopratutto in tempi di comunicazione a 140 caratteri.

Il nodo della censura in Cina è tutto qui. Se scrittori e editori sono costretti a muoversi come elefanti tra i cristalli, a costruire frasi che fanno lo slalom tra i cosiddetti ‘temi sensibili’. ecco che trovare una lingua all’altezza vien dfiicile. E i nostri media si appiattiranno sui comunicati stampa delle agenzie di stato.

 

Questo articolo è dal 26.9 sulla home page di Doppiozero.


Categoria: Cina



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