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La censura, per davvero

Ne parli a lungo, senza sapere bene di cosa si tratti, come si manifesti. Poi arriva.

Questo era l’annuncio ufficiale del Photo Festival di cui Ou Ning era condirettore, e che avrebbe dovuto svolgersi in contemporanea con il suo Harfestival, centrato sulla propria Bishan Commune, il centro culturale nel quale Ou Ning spera di poter fer incontrare intellettuali e contadini su un progetto di ricostruzione rurale (così lo definisce lui), volto cioè a portare nuova vita a una regione agricola che, come tante altre in Cina, sta lentamente spopolandosi e impoverendosi.

Fondi governativi (la contea di Yixian, appunto) consentono di invitare più di venti fotografi anche dall’estero e un totale di cinquanta ospiti, tutti alloggiati nelle belle case hui (lo stile tipico della provincia Anhui, che nelle intenzioni di Ou Ning diventano il punto di partenza per un turismo culturale).

Macché. Il festival è stato cancellato a poche ore dalla sua apertura. Il motivo scatenante ha del grottesco: un operatore di una tv locale viene stroncato da un malore la sera prima (dopo abbondanti bevute), la polizia si mobilita, conduce un indagine affiancata da vari dirigenti locali, di provincia, di contea e di partito. Che mettono sotto accusa il festival: reo, a loro dire, di non mostrare immagini sufficientemente elegiache dei bei paesaggi del luogo. Lunghe negoziazioni hanno solo l’effetto di amplificare la risonanza del caso, e i burocrati prendono la decisione finale: il festival è cancellato.

Ou Ning non ha ancora avuto la forza (o la possibilità, non sappiamo) di commentare sul blog blog l’accaduto.  Ma è così che funziona: beghe tra funzionari, appunto. Chi non è soddisfatto, chi accusa, chi è risentito. Il tutto in un contesto che è quello della prossima apertura del Congresso del Partito: momento delicato.

In questi giorni si sono moltiplicati i volontari con la fascia rossa al braccio in giro per Pechino. Non solo le anziane signore che vigilano davanti a casa (giocano a carte, in realtà) o il pensionato con la bandierina in mezzo al traffico. Vedo ragazzotti con l’espressione accigliata suoi mezzi pubblici, come controllassero la presenza di pacchi sospetti: qualcuno dice che, in realtà, sono lì per ascoltare conversazioni, cercando di percepire gli umori di questo popolo da un miliardo e mezzo. Sono i sensori di un potere imperiale che celebra il suo rito di cambiamento: per non cambiare quasi nulla.

Mi han detto: hanno cancellato all’ultimo momento il festival di Ou Ning? Beh, non è successo solo a lui.

 

 


Categoria: Cina


2 Comments

  1. luca says:

    beh che vogliano ascoltare gli umori del popolo è giusto o no?

    • Andrea Berrini says:

      Un filino inquietante, di questi tempi. Rallenta Internet (perchè aumentano i filtri, le ricerche di ‘parole sensibili’ nei messaggi, sui siti), i taxisti sono invitati a tener su i finestrini (han tolto le maniglie dei passeggeri…).

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