In diretta dall'Asia

Kim Young ha a Mantova

Kim Young ha a Mantova: e chi lo incontra, chi lo intervista (e, bonta’ sua, il libro lo ha letto davvero) ci dice sempre che il romanzo gli e’ piaciuto assai. Ne abbiamo gia’ parlato: il titolo scelto da Festivalletteratura per l’incontro e’ azzeccato: la Corea e’ il suo doppio. Non solo per la frattura tra nord e sud, ma perche’ ogni pezzettino di realta’ che si incontra nel romanzo ci serve in tavola un suo retrogusto, un lato oscuro delle forze e delle debolezze che muovono i personaggi: nel loro, inatteso, ruolo di spie, e nella quotidiana lotta per la sopravvivenza di personalita’ che come poche sanno rappresentare l’universo del ceto medio che noi, da queste parti, tanto diamo autostocamente per scontato e loro invece, gli asiatici, affrontano come novita’ epocale: su cui riflettere, di cui discutere: di cui vastamente raccontare.

Bene, un’osservazione viene ripetuta un paio di volte dai miei interlocutori: sulla anomalia della struttura narrativa, sul tic dell’autore che apre continue digressioni che un critico cinematografico definirebbe ‘buchi di sceneggiatura’: e che invece qui rappresentano ciascuno un cameo capace di dirci cose che non sapevamo, sulla Corea e sull’Asia. Digressioni che si aprono: come finestre da cui entra l’aria pura di quel continente.

Spesso ho voluto puntualizzare: alcuni dei romanzi che proponiamo sono imperfetti. Ma quel che a me piace, dentro a strutture narrative a volte altalenanti, e’ invece la capacita di offrire pezzi di racconto inattesi: sono costretto a usare un brutto termine, ma un altro non c’e': nuovi.

Mi tornano in mente un paio di recensioni sui film di Sorrentino: potenza dell’ immagine, a dispetto di qualche, appunto, zoppia di sceneggiatura. Ma che importa? Cecrhiamo prodotti, o voci? Dall’Asia le voci abbondano, e pazienza se l’accademia le boccera’. Ma non e’ questo il caso de L’Impero delle Luci di Kom Young ha. Questo e’ un libro che ha cominciato a correre, e pensiamo fara’ una lunga strada.

Perche’ appunto, porta qualcosa. Oggi Berardinelli discorreve del leggere, in Piazza Sordello. E ricordava i danni prodotti dallo strutturalismo che nelle scuole, nelle scuole dei nostri figli ha introdotto una cifra errata nell’insegnamento della letteratura: cosa c’e’ in questo libro, chiedevano i docenti al malcapitato studente? il quale era costretto a una sequela di tecnicismi, e il punto di vista e l’io narrante, e le linee narrative secondarie, e il registro e, certo la struttura.

Cosa c’e’ in un libro? Crocianamente, Berardinelli ricorda: poesia.

Senza l’enfasi della cattiva poesia, ma con la semplicita’ della buona prosa.


Categoria: Corea del Sud



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