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Diario Pechinese: primavera?

Gennaio è il mese in cui tocca sorprendersi: nel gelo delle notti a meno dodici, le gemme sono spuntate sui pioppi bianchi simbolo di Pechino, alberi che saranno frondosi e verde scuro tra pochi mesi, e ci difenderanno dalla calura dell’estate. La primavera sta per cominciare. Festival della Luna o Nuovo Anno Lunare sono i termini più usati in occidente per definire quello che qui è sentito come il Festival di Primavera: che appunto quest’anno comincia il 31 di gennaio, in corrispondenza della prima luna nuova del 2014.

Già, la luna: di settembre o ottobre è il Festival d’Autunno, ed è sempre la luna nuova a segnarne il giorno esatto, l’ottava luna nuova dell’anno, ogni volta una data diversa. Ricordo una sera di novembre di aver chiesto a un amico cinese quando sarebbe stato il capodanno, lui alzò gli occhi a cercare la luna, e dopo un veloce calcolo mi disse: penso verso fine gennaio.

Dalle nostre parti è la Pasqua a cambiare data, a seconda delle lune, ma né io né voi sappiamo se viene segnata dalla luna nuova, da quella piena, e in che modo. Apriamo Google, e sciogliamo l’arcano. Ma alla luna non alziamo mai gli occhi dentro alle nostre città.

Pechino la si vorrebbe immersa in una nebbia costante di smog (impedirebbe di vedere la luna): ho una sensazione di insistenza ossessiva da parte dei media occidentali sul tema dell’inquinamento.

Recentemente siti come il Daily Mail, o Time e CBS negli States, hanno rilanciato la fotografia dello schermo gigante che mostrerebbe il sorgere del sole ai pechinesi in Piazza Tian an Men: perché lo smog non consentirebbe di vederlo dal vivo. La Stampa, in Italia, ci è cascata al volo e ha pubblicato la foto in prima pagina: peccato che su quello schermo stesse in realtà scorrendo la pubblicità di un’agenzia di viaggi: il tramonto sull’oceano, in Thailandia.

L’inquinamento c’è, in Cina. Non riguarda solo Pechino, che però è in una pianura circondata da montagne (un po’ come la Val Padana, delle famose nebbie in) e quindi climaticamente più sfortunata di città costiere. I livelli del pm 2,5 raggiungono livelli da paura: dove l’Oms suggerisce come ottimale una media annua di 25 (credo microgrammi al metrocubo), qui si va stabili tra i cento e trecento, con giornate terse e perfette quando tira il vento da nord (molto spesso, gelido, dagli altipiani della Mongolia interna, anticamera della Siberia) e picchi pazzeschi oltre il 500 (l’anno scorso ha fatto i 900 due volte).

C’è un bel sito che mostra questi numerini, rilevazioni dei consolati Usa o di altri edifici di proprietà occidentale. C’è una mappa. Un giorno l’ho allargata, pian piano, su tutta l’Asia e ho scoperto che Delhi (unica grande città monitorata in India) è costantemente messa peggio di Pechino, le punte a ottocento e novecento molto frequenti. Ho scoperto dati simili in certe località della Polonia orientale e della Slovacchia, e dati molto più bassi ma chiaramente fuori norma un po’ ovunque nel mondo. Qualcuno (i giornalisti, spero: è il loro mestiere), ci spiegherà un giorno esattamente che cos’è il pm 2,5, perché a Milano non c’è monitoraggio, e da cosa derivi.

A me interessa il racconto: la narrazione, come direbbe qualcuno, sulla Cina d’oggi: il nostro possibile futuro nemico, l’Avversario (la maiuscola è in onore di un romanzo di Carrére). Narrazione che, facendo leva sulle nostre pance, cerca di costruire per noi mostri da incubo: la Cina inquina, la Cina è cattiva.

La Cina è cattiva con sé stessa: è una dittatura mitigata dalla castroneria dei suoi quadri intermedi – leggi: credo che con una bustarella si possa infrangere ogni dettame di stato – è un paese in corsa verso la modernità con coloriture Dickensiane, operai che lavorano quattordici ore al giorno sette giorni su sette (e fanno vacanza con la prossima luna nuova, finalmente), un paese che sta tirando su una generazione di giovani dentro alla globalizzazione (anche se in lingua cinese), completamente sradicati dal passato recente di miseria contadina dei loro genitori, e il trauma è evidente. E vorrei vederla raccontata così, allora.

Ho vissuto la mia giovinezza dentro allo smog di Milano: era di più, di meno di quello attuale di Pechino? Qualcuno lo ha paragonato a Londra primi anni cinquanta, ma un paragone con l’Italia non c’è. Ne sui media cinesi (qui c’è la censura), né su quelli italiani (e cosa c’è da noi?).

Intanto qui vediamo le gemme, la luna è calante (gobba a levante), giorno dopo giorno sorge più tardi la sera, e sarà nuova, oscura, il 31, e la notte prima i fuochi artificiali renderanno Pechino simile a Napoli a capodanno, e il pm2,5 schizzerà a livelli record, per qualche ora.


Categoria: Cina



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