In diretta dall'Asia

Tre tipi al Bookworm: qualche foto

Allora, l’abbiam tenuto il nostro panel al Bookworm. Il titolo del panel, Mutual Curiosity, e la sua presentazione (e Chu Chen alle prese con l’interprete) favorivano un po’ di… dispersione nel discorso.

Ho cominciato io a raccontar la vecchia storia del perchè il mio libro italiano è stato pubblicato a Singapore e nel Sud Est (e ora, pare, in Cina e India siano interessati a una storia ambientata nel ’47 italiano), e fin qui Eric Abrahamsen, altissimo traduttore americano e icona pechinese (16 anni a interessarsi di narrativa cinese da qui), mi dava retta. Ne è nato un bel dialogo sulle differenze e le somiglianze tra Cina e Occidente: in termini di storie, scrittori, lettori, tematiche.

Poi Eric è entrato nel suo campo: cosa interessa ai cinesi? Diceva: la persona, non la grande storia. Non la società: l’interiorità. E ancora potevamo interloquire in inglese. Io spiegavo che sì, anche da noi si cercan storie legate alle persone: ma le differenze, tra i nostri mondi ora pur così simili, interessano anche quelle. E poi da noi c’è il senso di qualcosa che cambia, di essere sul ciglio di. Ho fatto gli esempi di Scurati e Pecoraro.

Chu Chen, editore, tradotto in consecutiva, ha dovuto invece lanciarsi in un lungo racconto suo: poeta a Nanchino, la rivista Tamen, gli anni giovanili in cui leggevano Sartre e Camus, Dostoiewskij e perfino Adorno, anni ottanta prima di Piazza Tian an Men, per loro anni di formazione: da qui il catalogo della ChuChenBooks, che riesce persino a presentare ai cinesi Pirandello, Svevo, e Natalia Ginzburg. Lunga esposizione, lentezza della traduzione.

E’ arrivato in fretta il tempo delle domande: le più disparate ovviamente, dirette a noi tre sul palco come fossimo ciascuno il protagonista di un film diverso. Abbiamo dovuto chiudere in fretta (ordini dall’alto). Ma poi non si finiva più di parlare con il pubblico, lì al bar.

 


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