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La libreria Avant-Garde, con molte fotografie

Di Avant-Garde Librairie ho sentito parlare a Bishan, villaggio rurale nell’Anhui che il poliedrico intelllettuale Ou Ning sta cercando di trasformare in una meta da turismo sostenible, rispettoso delle comunità locali, e delle sue architetture. Sul suo account Facebook Ou Ning ha postato qualche immagine di Matiaz Tancic, fotografo sloveno, sulla libreria che Avant-Garde sta aprendo nel villaggio, dentro a una antica residenza nello stile locale.

Fedele alla sua vocazione per la ricostruzione del tessuto sociale nelle campagne ormai spopolate della Cina profonda, e a una sua coloritura politica anomala per il suo paese, l’anarchia, Ou Ning si è paradossalmente affiancato a Qian Xiaohua, storico fondatore di Avant-Garde: un cristiano che aprì il suo primo piccolo negozio di libri davanti alla cattedrale di Nanchino. Ho incontrato Qian Xiaohua a Nanchino davanti alla sua libreria più grande (sono sette le librerie in città, oggi, oltre alle due di Guanzhou e alla nuova apertura a Bishan). Qian Xiaohua non è un prete ma parla come tale: “Una libreria è come una persona. C’è lo Spirito. C’è Passione, c’è Amore”.

E’ la prima volta, nel corso di un incontro in Cina con qualcuno che scrive o si occupa di libri, che mi trovo davanti a una persona che parla come mi aspetto parlino i burocrati di partito, i funzionari. Qualcuno che ripete frasi fatte, al punto da darmi quasi fastidio: il libro è un mondo, dice enfatico, e la libreria è il suo centro: “In una libreria ci si sente di nuovo in un paese dove abbondano il latte e il miele, dove è più verde l’erba, dove il fiume scorre.” Oppure: “E’ Dio, che ha voluto darci anche cibo per l’anima: e ci ha dato il libro.” La conversazione ha un che di surreale perchè io entrando nella mitica Avant-Garde mi sono subito mostrato affascinato dall’ambiente, dalla sua vastità e dai suoi spazi, dalla sua collocazione: è il parcheggio sotterraneo di uno stadio, la cui parete esterna è ricoperta da un parco verdeggiante: si entra dunque in un tunnel, all”interno è volutamente mantenuta la pavimentazione da garage in resina epossidica grigia, e si vedono ancora le striscie bianche dei posti auto. Il Pensatore di Rodin accoglie il visitatore all’ingresso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ne avevamo parlato a cena, con Hang Dong, l’altra sera. Che c’azzecca Ou Ning, anarchico, con questo Qian Xiaohua, enfaticamente cristiano. Han Dong mi diceva di non sapere molto di cosa fosse l’anarchia. L’interprete non riusciva a aiutarmi, io allora per spiegarmi avevo fatto un gesto dicendo: guarda, se qui nel ristorante l’anarchia è là in fondo, dio invece è qui dietro, nell’angolo opposto della sala. E si erano messi tutti a ridere: concetto chiaro.

La visita a Avant-Garde, più che come un incontro con Qian Xiaohua, si era poi dipanata semplicemente con le mie espressioni di stupore per la proliferazione di simboli apparentemente contrapposti, che non la smettevo più di fotografare. Intanto eccolo, lui, davanti a una poesia di Gregory Corso. Beat Generation purissima, ma una buona commistione di riferimenti anche lui (“Il beat è il Cristo, il beat è Ivan, il beat è qualunque uomo, qualunque uomo che rompa il sentiero stabilito, per seguire il sentiero destinato”, e l’ho presa da Wikipedia, l’ammetto). I versi che Qian Xiaohua ha inciso sul muro sono questi:

 

 

Inner & outer rhyme
Last night was the nightest
The moon full-mooned a starless space
Sure as snow beneath snow is the whitest
Shall the god surface the human face

Mi vengono tradotti in inglese è così li lascio.

E quel busto? “E’ solo un volto,” dice lui.

 

 

 

 

 

Già, ma la grande croce nera sullo sfondo mi spaventa un po’ – o forse dovrei farmi spaventare dalla Beat Generation citata fuori luogo?

 

 

 

 

 

 

Ecco una bella galleria di sorprese, allora, a cominciare dalla City Lights di Ferlinghetti a San Francisco, nella zona caffè della libreria, illuminata come un sogno lisergico. E poi si continua… Le foto sono in fondo al post. Nel suo ufficio una fotografia di Sartre, non molto distante una sorta di altarino con il crocefisso. Un enorme pannello di in bianco e nero, retroilluminato, dove a Marlene Dietrich si affianca Stalin, e a Beckett Lou Reed. E poi Andy Wharol, magnifico, ieratico come un coming out, messo lì come un Conte Dracula.

Ma intanto devo raccontare che il cortocircuito con quest’uomo è continuato con uno strano invito a Bishan per la settimana successiva: vieni, mi ha detto, ti pago l’aereo e ti ospito allla guest house del paese, e poi non c’era posto alla guest house e ho dovuto chiedere a Ou Ning di tenermi a casa sua, e poi l’inaugurazione della libreria prevista per il 23 aprile è stata rimandata a settembre, e fin qui tutto secondo la norma in un paese in cui ogni funzionario governativo dispone di improvvisi poteri di veto su ogni che. E poi l’invito ribaltato per i giorni tra il 18 e il 20 aprile: sarebbero i giorni migliori, mi fa scrivere dall’interprete. Io non potevo, gli ho mandato i miei saluti. Ho capito dopo: erano i tre giorni dal Venerdì Santo alla sua Pasqua di Resurrezione.

E Ou Ning che avrà fatto in quei giorni? Qian Xiaohua mi aveva detto: penso che a suo modo Ou Ning stia cercando una esperienza religiosa. Ho pensato che a Ou Ning basterebbe avere la libreria a Bishan. E non riesco a immaginare questi due uomini a colloquio: Ou Ning che parla di Graeber e dei suoi libri contro il neocapitalismo globalizzato, Ou Ning che illustra con tanto di grafici (lo fa spesso attraverso il suo blog) i principi di autogestione del pensiero anarchico, e Qian Xiaohua cosa risponde?

Eppure è così in tutta l’Asia: il cristianesimo, e in particolare il cattolicesimo, sono visti come religioni aperte, progressiste. Perchè esotiche, probabilmente: vengono da lontano e sono in grado di costruire punti di vista originali, di sciogliere incrostazioni su visioni del mondo cristallizzate, in Cina come in India.

Un po’ l’opposto di quel che succede da noi con le religioni orientali.

 


Categoria: Cina



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