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Mi ha scritto Shazia Omar

Essere a Milano e ricevere messaggi da lontano provoca spesso delle sorprese. Ricompare dopo tre anni abbondanti Shazia Omar, trentenne scrittrice del Bangkadesh, che pubblicò in India il suo romanzo d’esordio nel lontano 2008. E, devo dire, fu accolto da una stroncatura feroce da parte del magazine letterario più in voga allora, Biblio. Un lungo articolo (non ne ricordo la firma), che lasciò sgomenta lei e la sua editrice, Urvashi Butalia di Zubaan, che ha sempre pubblicato buone storie e buoni saggi scritti da donne o sulle donne.

Io lo lessi, lo feci leggere. Decisi di pubblicarlo. Mi sembrava una storia completamente nuova per una capitale come Dhaka, dove mai nessuno aveva raccontato le storie dei giovani dell’alta borghesia, e dei giovani ladruncoli o truffatori che girano intorno a quelle ragazze, e di giovani e vecchi in dipendenza da eroina o da crack.

L’impianto era fin troppo facile: la ragazza ricca e il ladruncolo si innamorano, finiscono dentro a una storia più grande di loro (c’è la pistola, che non gli appartiene, ma è quella che sparso sangue, l’arma che la polizia della capitale e l’intero apparato mafioso ad essa collegato sta cercando). Finisce male: non c’è scampo per un ragazzo della baraccopoli che si innamora di una ragazza ricca. Ma, con una giravolta un po’ troppo ardita sulla quale il recensore infierì, Shazia Omar ci presnta una sorta di finale doppio, una alternativa nella quale invece il ragazzo si salva, e allora il futuro, chissà…

Al cinema l’abbiamo visto tante volte: appunto, sottolinea il recensore. La storia è scritta in modo evidente per essere mesa sotto il naso di un regista di Bollywood (la Hollywood indiana, a Bombay). Sembra un prodotto su misura, ecco.

La misura, a mio parere, c’era. La traduzione italiana, purtroppo per me, venne dotata di una copertina che mostrava pistola e banconote, i librai nascosero il volume nella sezione dedicata alla giallistica, ma questo un giallo non era. Il traduttore poi non fece nulla per mitigare il rosa di cui (un forte rosa schoking dei nostri anni sessanta, qualcosa che a me ricordava i lamentosi film d’amore con Gianni Morandi e Laura Efrikian) Shazia Omar si beava (e quel termine inglese, I love, che in italiano si potrebbe tradurre in almeno cinque modi diversi – lo dicono le mamme ai bambini, le amiche alle amiche, i padroni ai cagnolini , e in italiano non  sempre viene pronunciata la parola grossa: amore – venne invariatamente tradotto come: ti amo).

Ti amo di qui, ti amo di là, e stava in mezzo a pile di noir americani. Quasi ignorato.

Peccato, perchè certe scene sono magistrali, e quella Dhaka non ce l’ha più raccontata nessuno. Non in quel modo.

Shazia ricompare su Linkedin, social network per professionisti completamente inutile in Italia ma molto attivo in India e in Bangladesh. Chiede amicizia, io la concedo, vedo che si qualifica come operatrice del non profit – e del microcredito – che in Bangladesh ha evidentemente connotazioni a tinte più forti che in Italia. In realtà si occupa di uffici stampa: è tradizione di famiglia, in ogni caso: suo padre è il fondatore di una delle più importanti organizzazioni di microcredito del paese.

Mi ricordo quella mia visita, due ore di aereo da Calcutta. Un quartiere relativamente moderno – qualche grande albergo e grattacielo a contornare una piazza tonda – percorso più da risciò a pedali che da automobili. Cenammo a casa sua, e sembrava una modesta casa del subcontinente indiano, visitammo un’amica poetessa, e pareva una di quelle case regali di Delhi, mi dissero no, al centro di Dakha è impossibile andarci, sono due ore e mezzo in auto per dieci chilometri, vie strettissime dove resti fermo sul taxi per ore. Lascia stare.

Andammo, a mangiare hamburger, in un locale lì vicino insieme al suo ‘gruppo di scrittura’: ragazzi ricchi, che poi saranno andati a lavorare nelle industrie di famiglia.

Shazia dove sei finita? Non credo abbia venduto più di qualche centinaio di copie, nel suo paese. Fosse stata l’Italia di dieci anni fa, chissà, magari ne facevano pure un film.


Categoria: Bangladesh | India



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