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Expat in Cina: problema visti all’orizzonte

(Oggi su Doppiozero)

La Cina come gli Usa? Tutti in caccia della famosa carta verde? Sembra di sì.

Si è avverato quanto previsto dopo il cambio della guardia, con il Congresso del PCC del novembre 2012: cambia il regime di permessi di residenza e soggiorno per gli stranieri nel Paese di Mezzo. E cambia proprio tutto: le agenzie italiane che hanno sempre fatto da tramite con l’Ambasciata rispondono sconsolate che oramai è così. Siano professionisti inviati da aziende italiane per qualche mese sul suolo cinese, o perfino assegnati di stanza in Cina per un anno, la procedura per la concessione di visti di lavoro o visti business è diventata un muro invalicabile.

Senza una ragione apparente vengono rifiutati i visti, le agenzie in Italia ti concedono visti turistici con due entrate di 30 gg ciascuno. All’expat non verranno posti ostacoli alla propria attività di lavoro nel paese, ma lo si costringe a passare il confine dopo un mese (un week end a Hong Kong è la soluzione più utilizzata, anche se basta camminare fino alla frontiera pedonale tra Shenzhen e Hong Kong, uscire, fare dietro front, e si è di nuovo accolti a braccia aperte). E dopo due mesi l’expat dovrà tornare in Italia (o in Corea, o altrove nei paesi confinanti) a rifarsi un visto, tre o quattro giorni in tutto.  Continua su Doppiozero – Le Parole dell’Asia.


Categoria: Cina



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