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Digressioni malesi attorno a un libro che non c’è / 1

 Torno a postare su In Diretta dall’Asia dopo cinque mesi. Comincio con un lungo racconto da Kuala Lumpur, che dividerò in più parti, forse una decina. Li troverete martedì e venerdi, la mattina.

 

Un giorno ce ne andiamo su a Kuala Lumpur, detta KL, con Fong Hoe Fang in macchina. Editore a Singapore, Hoe Fang ha lo stand della sua Ethos Books a una piccola fiera del libro nella capitale malese.

Da Singapore a KL sono cinque ore di ottima autostrada, passato il ponte sul canale che separa l’isola città dall’Asia reale.

Sembra di stare in un videogioco anche qui. Corriamo tra due muri verdi: foresta tropicale o interminabili coltivazioni di palma da olio. La cartina mi dice che stiamo risalendo la costa ovest della Malesia, a una ventina di chilometri dall’oceano e dallo Stretto di Malacca. Ma quel blu lo intravedo solo un paio di volte, tra la vegetazione.

Sosta a una stazione di servizio. Dentro un capannone si allineano gli spazi dei venditori di cibo da strada. Pochi i clienti, nessuna fila a orientare la nostra scelta, facciamo il giro di una trentina di proposte differenti: le cucine del continente, India e Indonesia, Tailandia, Cina e Vietnam, anche la Corea ma non il Giappone, nemico nei secoli. Piuttosto hamburger e hotdog fatti in casa. E la Peranakan, cucina fusion di questo pezzo del sudest.

Non c’è in Asia un paese più interetnico della Malesia, i cinesi superano il 30%, gli indiani tamil sfiorano il dieci, WASP e altri bianchi sono ancora molti, dopo un passato coloniale di scorribande portoghesi, olandesi e tedesche, sovranità british e internazionali. Cosa se ne inventasse Salgari restando dentro a una stanza a Torino, non lo so. I temibili pugnali kriss e la Tigre di Mompracem, quel Sandokan la cui isola nativa non figura oggi su nessuna cartina, persa tra le tante nel Mar Cinese meridionale. Spicca invece Labuan, quella della perla: è un’isola casinò.

La Malesia è uno dei paesi più avanzati d’Asia, con un’industria aerospaziale, quella automobilistica, il gas e gli altri idrocarburi, le società di software, il tutto gonfiato da capitali arabi del golfo spesso assai indipendenti dai rispettivi governi, fino a sfiorare – così dicono – le centrali del terrorismo.

Intorno a Kuala Lumpur le campagne versano – strano verbo – in condizioni ancora miserevoli. Gli svincoli autostradali portano invece a insediamenti dai nomi avveniristici: come Cyberjaia. Qui le cime dei grattacieli spuntano dietro alle palme.

Il mio compagno di viaggio è editore per passione, vecchio stampo. Fong Hoe Fang, grande amico, presentaerà a KL un’antologia Ethos Books che a Singapore, pur distribuita in qualche libreria, è meglio non presentare davanti a un pubblico: sono scritture omosessuali. Abbiamo il bagagliaio pieno di scatoloni, cataloghi, manifesti.

In auto sul nastro grigio, tra due paraocchi verdi, siamo dentro a una bolla di incongruenze. Un editore cristiano, praticante. Poeti omosessuali, i loro amori. Un paese come Singapore, megaparty finanziario, turistico e tecnologico, che ancora ha nel suo corpus legis la galera per la pratica omosessuale: nella realtà è ormai tollerata, però meglio starci attenti. Un paese come la Malesia dove il sessanta percento della popolazione, di etnia malay, è costretto entro le leggi di una Sharia a bassa intensità che può invece essere ignorata dal restante quaranta percento della popolazione, le altre etnie. L’effetto, nella capitale, è da teatro dell’assurdo. Un proliferare di corsi di yoga per le signore di KL che il governo dopo un paio d’anni dichiara illegali con grande enfasi: ma solo per le signore malay (si attende un dibattito pubblico sul Pilates?). Matrimoni misti che, almeno in questa metropoli luogo a parte dal resto del paese,  presentano alle famiglie coinvolte rompicapi legali, emicranie di fondamentalismi incrociati. Più che altro, messe in scena da ceto medio, apparenze e buone convenienze sociali.

Ho scovato un bel libro di una giornalista malay, Dina Zaman: I Am Muslim. Scrittrice e giornalista di livello, questa signora porta il velo solo nelle occasioni ufficiali, ma rivendica un interesse per l’ascetismo sufi, che racconta bene nel suo libro. Mi ha spiegato la paradossale serenità della propria condizione matrimoniale islamica: il divorzio è pratica corrente, cosa che per lei ha comportato un evidente sollievo dal matrimonio combinato. L’ex marito ha l’obbligo a mantenere la moglie fino a che questa non si risposi. Le formalità di separazione in questa capitale ipertecnologica di grattacieli e monorotaie hanno di recente compiuto un passo ulteriore verso i new media: la frase malay ‘tala, tala, tala’ che secondo tradizione, quando pronunciata dal maschio in presenza di testimoni, certifica di per sé il divorzio senza necessità di pronunciamenti giuridici, vale oggi anche se inviata via sms o per email: giurisprudenza acquisita, dopo il pronunciamento di un Alta Corte. Il ceto medio delle città ha una percezione di questa Sharia a bassa intensità sicuramente differente dalla popolazione delle campagne.

Se c’è un luogo nel mondo dove questo può accadere è KL, che, pur meno avveniristica di Singapore, la supera nel contrasto stridente con l’ambiente rurale e con le relative pratiche culturali che la circondano. Proprio questo contrasto nutre la capitale di un desiderio fremente di futuro.

Sostiene Zaman che il velo abbia i giorni contati, almeno nella metropoli. Visitiamo insieme una fiera del libro per bambini tra le più importanti del continente, in un paese che non fa nemmeno quaranta milioni di abitanti, e molti saranno ancora analfabeti. Zaman racconta le proprie difficoltà mondane. La legge vieta di sedere al tavolo in un luogo pubblico sola con un uomo che non sia il marito, il fidanzato ufficiale, o un parente. Come si può gestire una vita di relazione – che pure intuisco piuttosto briosa anche perché invece, dentro un appartamento, tutto si può – quando è fuori discussione l’invito a cena da parte di un uomo, o al cinema, o a teatro? Pare si creino comunità di donne pronte a reggersi il moccolo a vicenda.

 

CONTINUA…

 

 


Categoria: Malesia



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